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domenica 6 dicembre 2009

Centrale e metanodotto Snam, Comitati: “Federico riapre la questione


SULMONA – Con una mossa improvvisa e inaspettata, il sindaco Fabio Federico riapre la partita della centrale e del metanodotto Snam.
Dopo, infatti, i due no incassati dal progetto, prima nella delibera di febbraio e poi in quella di luglio (dedicata esclusivamente alla Snam), il primo cittadino "fa scacco" ai Comitati ambientalisti e ai 5000 cittadini che avevano firmato la petizione contro gli impianti impattanti.
Il 14 ottobre scorso il sindaco ha inviato una lettera alla Regione e ai ministeri dell'ambiente e dei beni culturali, in cui, oltre ad allegare la contrarietà al progetto, espressa in due delibere consiliari varate all'unanimità (una a febbraio e l'altra a marzo), fa riferimento alla possibilità di un ristoro ambientale, "nell'ipotesi in cui si pervenga ad una localizzazione seppur diversa da quella attualmente prevista, di almeno un milione e 500mila euro”.
La notizia della missiva, pare sconosciuta anche agli stessi dirigenti comunali, è stata data stamane in conferenza stampa dai Comitati cittadini per l’ambiente.
"Praticamente la lettera sottintende il fatto che, se si otterranno i soldi, la centrale potrà essere fatta - dice Mario Pizzola, portavoce dei Comitati - quello che ha fatto il sindaco vanifica non solo l'azione dei cittadini che si sono battuti contro la centrale e che hanno firmato in cinquemila una petizione contraria, ma anche l'operato dello stesso consiglio comunale. A questo punto ci chiediamo che ruolo abbiano i consiglieri comunali e i dirigenti, che non erano a conoscenza della lettera. Per reperirla abbiamo dovuto faticare non poco. È questa la casa di vetro che il sindaco aveva in mente in campagna elettorale?".
Alla cosa, bisogna aggiungere una lettera della Snam del 12 giugno scorso, in cui la multinazionale spiega che non sarebbe possibile trovare una diversa localizzazione al progetto.
Non solo, l’azienda ha anche, non curante del mancato rinnovo della pubblica utilità, aumentato di mille e cinquecento metri quadrati il progetto originario. Chiedendo pure una variazione di percorso, sul tratto che da Pratola va Corfinio.
L’opera prevede una centrale del gas con il suo gasdotto fra Case Pente, Case San Mariano e Colle Savente, in un'area di 12 ettari. Le tubazioni, invece, toccheranno la Badia fino a Pratola, per poi arrivare in Umbria, Marche e Lazio.
Da parte loro, i Comitati non si arrendono e annunciano nuova battaglia.
Inizieranno già da domani con la distribuzione in città di un volantino sulla vicenda e venerdì con un incontro pubblico. Federica Pantano

sabato 5 dicembre 2009

NEWS DAL COMITATO

In questi giorni, pur non avendo ancora acquisito i permessi necessari, pur essendo in corso la procedura (osteggiata dai comitati) sulla quale pendono due ricorsi al TAR, pare che studi tecnici incaricati dal proponente (Snam Retegas) stiano incontrando i proprietari delle aree interessate dalla proposta di passaggio della super pipeline (megagasdotto) per sottoporre loro le proposte di servitù.

Ha davvero una fede incrollabile sulle proprie possibilità, chi conclude affari prima ancora di avere avuto i necessari permessi a procedere. Normalmente avviene il contrario, ma forse in altri paesi (in Italia oramai se ne vedono di tutti i colori).

Va detto che il proponente offre cifre risibili, soprattutto se paragonate all’imponente svalutazione che i terreni subirebbero. Alcuni immobili verrebbero lambiti "dall’opera" e la perdita di valore sarebbe cospicua. La legge ora impone dei compensi calcolati sul valore di mercato e farsi mettere un simile marchingegno nel proprio terreno per pochi euro non è sicuramente un grande affare.

Resta ovviamente lo scempio che la cosiddetta opera apporterebbe al territorio, svilendone il valore globale e affossando lo sviluppo turistico. E tutto per far transitare enormi quantità di gas in Italia, gas di cui attualmente disponiamo in sovrabbondanza e che ci arriva da tutte le parti. Ma questo rientra nei piani di chi vuol trasformare l’Italia in una “hub”, una sorta di molo merci per far passare di tutto, diretto altrove.

Si tratta di azioni di imposizione, che prescindono dalle politiche di sviluppo che il territorio si è dato e che pretendono di attraversare il territorio stesso in nome di vantaggi che sono solo del proponente, e non certo della comunità.

Bene ha fatto il sindaco di Gubbio a dichiarare apertamente la propria contrarietà alla proposta e a sollecitare i cittadini a non accettare condizioni di sorta.

Anche la Provincia di Pesaro Urbino si era espressa in modo aperto e unanime contro questa devastazione.

Il Comitato No Tubo e le istituzioni ribadiscono le proprie ferme posizioni.

venerdì 27 novembre 2009

martedì 17 novembre 2009

comunicato stampa del 16/11/09 Comune di Gubbio

Il sindaco Orfeo Goracci e l’assessore all’Ambiente Lucio Panfili tornano sulla questione del progetto del gasdotto Brindisi-Minerbio, con la seguente comunicazione:

«Nelle ultime settimane è continuato il confronto tra i tecnici della SNAM e l’amministrazione comunale sulle questioni del tracciato del gasdotto Brindisi-Minerbio, per il tratto che attraversa il territorio del Comune di Gubbio. Dopo le modifiche introdotte per ridurre l’interferenza col bacino del torrente Saonda nella zona est in prossimità della confluenza col fiume Chiascio, sono state prese in esame altre due problematiche: la compatibilità del tracciato con le previsioni urbanistiche nella zona dell’ex vivaio regionale, a fondo valle in prossimità della strada provinciale bivio S. Martino in Colle, e la necessità di una verifica più dettagliata del passaggio in aree a rischio idrogeologico nella zona ovest fino al confine con il Comune di Pietralunga. Oltre a ciò, per quest’area confermiamo l’indicazione di individuare un tracciato che percorra corridoi già compromessi da infrastrutture esistenti (strade, elettrodotti, ecc.), scegliendo la direttrice della S.S. 219 da Mocaiana – Pierantonio per giungere alla direttrice della E 45. In esito a dette verifiche, SNAM procederà alla formulazione di una nuova ipotesi di tracciato che verrà necessariamente sottoposta alla valutazione del Consiglio Comunale. Tutto ciò al fine di ridurre al minimo gli impatti che, in caso di realizzazione, questa opera può produrre sul nostro territorio. Restano aperte le grandi questioni che riguardano questa opera: la sua strategicità, le politiche in campo energetico a livello nazionale ed europeo, gli impatti complessivi sulla dorsale appenninica con particolare riferimento a zone di assoluta importanza ambientale per la loro specificità e per la oggettiva impossibilità di ripristino e riambientamento dei luoghi naturali. Su questo versante confermiamo la netta opposizione dell’amministrazione comunale al progetto, ritenendo dannosa la strategia prevista dal governo Berlusconi di utilizzare la penisola italiana come piattaforma di arrivo dei metanodotti provenienti dall’Africa e dall’ Europa Orientale per approvvigionare il mercato del nord Europa col risultato di imporre grandi sacrifici ambientali ai territori coinvolti. I recenti accordi stipulati dal Presidente del Consiglio col suo amico Putin confermano il disegno di realizzare altri gasdotti da far arrivare in Italia non per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale, già ampiamente assicurato dalla attuale rete e diversificato su più fonti, ma per produrre profitti alle aziende amiche sia nella realizzazione delle opere che nella vendita del metano. Il nostro sforzo continua anche nel sostegno al lavoro di informazione sul progetto per accrescere la consapevolezza delle forze politiche e dei livelli istituzionali sulla portata e la rilevanza dell’opera che non è accettabile possa essere gestita come l’ennesimo intervento calato dall’alto sulla testa e sulla vita delle comunità locali. »

lunedì 26 ottobre 2009

CORRIERE ADRIATICO 25 ottobre

Rigassificatore, no della Riviera
I sindaci uniti: “Garanzie insufficienti e rischio danni al turismo”

Riviera del Conero Rigassificatore tra Porto Recanati e il Conero? Dalla riviera arriva un “no” secco. La grande struttura galleggiante sorgerà in acque internazionali, ma i Comuni interessati sono in massima allerta. Un impianto ultramoderno e sicuro – giurano i responsabili della Gaz de France – che porterà benefici in fatto energetico, eppure i Comuni non “dormono sonni tranquilli”. La questione viene proposta con fermezza, dal sindaco di Loreto, Moreno Pieroni, comune, tra l’altro, pienamente integrante, con Porto Recanati, dell’associazione turistica Riviera del Conero.

“Noi sindaci dell’area a sud di Ancona e a nord di Macerata – tuona Pieroni – non ci stiamo”. Il sindaco della città mariana, che la prossima settimana vedrà i primi cittadini di Sirolo, Numana, Porto Recanati, Osimo, Castelfidardo, Potenza Picena e Civitanova, prosegue: “ Una decisione del genere non potrà essere assunta contro la volontà di cittadini e amministrazioni. Temiamo – conclude Pieroni – ripercussioni dal punto di vista turistico e ambientale”.

Il sindaco di Loreto contesta la scelta di Scossicci (tra Loreto e Porto Recanati) come punto di arrivo a terra del gasdotto di raccordo e fa notare che l’estrazione del gas, a 34 chilometri dalla costa, comporta sistemi di raffreddamento con soluzioni “che potrebbero addirittura causare l’abbassamento della temperatura ”.

I sindaci della costa non sono meno allarmati. Dice Moreno Misiti (Sirolo): “Siamo assolutamente contrari, perché il rigassificatore ci risulta essere realizzato con tecnologie moderne che non danno garanzie”. A Sirolo, anche l’opposizione in consiglio comunale, con Leonardo Orazi, si è detta contraria. Rincara la dose il sindaco di Numana, Marzio Carletti: “Pur con tutte le garanzie, il rigassificatore rischia di passarci sopra la testa, senza il nulla osta delle comunità locali. Poi, inutile girarci attorno, sarebbe per noi un danno d’immagine e all’economia turistica. Chiediamo una discussione pubblica – conclude – in cui la popolazione possa essere informata nei dettagli”.
BRUNO ORLANDINI

giovedì 15 ottobre 2009

IL SOLE 24 ORE 13 ottobre 09

di J. Giliberto Il gas prima mancava adesso è troppo. Il calo della domanda di energia in tempi di crisi ha ridotto i consumi di metano, ma non le forniture: ora in Italia ce n'è troppo. Quest'anno avremo in eccesso forse una decina di miliardi di metri cubi che non si sa dove piazzare.

Gli stoccaggi sono gonfi, i rigidi contratti internazionali takeor-pay costringono a pagare anche il gas non consumato, i gasdotti marciano a mezza potenza. Una situazione nuova, che apre nuovi scenari. Proprio in questi giorni la società austriaca che possiede il metanodotto che arriva dalla Russia, che è sempre strapieno, ha pubblicato un bando a dir poco inedito: c'è spazio per esportare metano dall'Italia verso l'Europa centrale. Chi è interessato si faccia sotto, un cliente lo dovrebbe trovare di sicuro in Ucraina, paese cronicamente a corto di metano. Troppa offerta, poca domanda. Stando alle regole del mercato, dovrebbe dettar legge il consumatore.

E' proprio così? Qualche vantaggio si intravvede per gli acquirenti industriali; più difficilmente le famiglie vedranno calare le loro bollette. Dopo anni di forte crescita,seguiti da una fase di stabilizzazione intorno a 8 miliardi di metri cubi, nel 2009 per la prima i consumi di gas crollano: nel periodo gennaio-agosto il calo è del 12% mentre in settembre rileva l'Anigas l'Italia ha bruciato 5.154 milioni di metri cubi di metano, il 9,2% in meno rispetto allo stesso mese del 2008. A meno di un'improbabile, repentina inversione di tendenza, a fine anno la riduzione sarà di 8-8,5 miliardi di metri cubi. Colpa della crisi economica, che ha ridotto la domanda industriale di metano e di elettricità (al 57% prodotta bruciando metano).


Il surplus si accompagna con un irripetibile momento di grande espansione della capacità di importazione del combustibile: a giorni sarà inaugurato il nuovo rigassificatore di Rovigo (importerà via nave 8 miliardi di metri cubi di gas in più ), è in servizio da mesi il potenziamento del metanodotto che viene dall'Algeria (6, miliardi) e sta per entrare nel vivo il potenziamento del gasdotto dalla Russia (altri 6, miliardi di metri cubi aggiuntivi di gas). In tutto, una ventina di miliardi di metri cubi in aggiunta alla capacità di importazione. Gli stoccaggi di metano, vecchi giacimenti vuoti che vengono riempiti per assecondare l'incostanza dei consumi, sono colmi all'inverosimile e il clima mite non fa pensare a una domanda extra. Per Davide Tabarelli, direttore di Nomisma Energia, non ci sono dubbi: «Questo è un caso classico di bolla del gas.

Il mercato non è più nelle mani dei venditori, ma dei compratori». Una situazione inedita, che sta provocando reazioni altrettanto inedite. Non tanto sui prezzi, purtroppo: per le famiglie le tariffe del gas sono fissate dall'Autorità per l'energia e benché la bolletta sia più leggera dell'anno scorso restano legate alle quotazioni petrolifere. Qualche opportunità di risparmio in più , almeno in teoria, è per le imprese, che posson rifornirsi sui mercati spot a prezzi dimezzati ma soltanto all'estero, perché in Italia il Punto di scambio virtuale non è ancora abbastanza liquido. Qualche scossone si sta verificando. Un segnale significativo è l'inversione del flusso del Tag:una parte della capacità del gasdotto, normalmente utilizzato per importare gas, è stata messa a disposizione fino a ottobre 2010 per esportare dall'Italia. «Un primo vagito dell'hub energetico dice Tabarelli che l'Italia aspira a diventare».


lunedì 11 maggio 2009

Corriere dell'Umbria 8 Maggio 2009

DOCUMENTO DEL FORUM PERMANENTE SULL’AMBIENTE DI GUBBIO

«Il Forum Permanente sull’Ambiente, nato per iniziativa dell’Amministrazione Comunale di Gubbio come strumento attraverso il quale la cittadinanza tutta possa diventare componente essenziale di un nuovo modo di intendere e far politica rispetto alle più complesse e delicate questioni ambientali, ha fin dall’inizio cercato e cerca tuttora di concretizzare al meglio il principio sancito nel nuovo art. 118 della Costituzione, quello della collaborazione con le istituzioni politiche per realizzare un nuovo modello di amministrazione condivisa. Il 21 marzo scorso il consiglio di Segreteria del Forum, composto di 9 membri, ha conseguito il primo importante risultato riunendo in un incontro/dibattito pubblico esperti, politici, associazioni, comitati e cittadini, che hanno affrontato ed approfondito la natura e le conseguenze del progetto Snam Rete Gas relativo alla costruzione del gasdotto Brindisi-Minerbio. Dai vari contributi è emersa unanime contrarietà alla realizzazione dell’opera, per una serie di inattaccabili ragioni che si possono riassumere nel modo seguente:1) la dorsale appenninica rappresenta la prima, la più vasta e l’unica greenway faunistica nazionale. Foreste, praterie, corpi idrici, formazioni rocciose, paesaggi colturali storici, costituiscono una vasta riserva di biodiversità capace di sostenere uno dei più importanti patrimoni faunistici d’Europa. Vi circolano milioni di individui e di genotipi diversi di tutte le specie. Non solo, l’Appennino rappresenta anche un’immensa source che rifornisce di individui e genotipi le centinaia di frammenti di habitat posti in sua prossimità, la cui ricchezza faunistica dipende dalla funzione di sorgente delle popolazioni appenniniche. La realizzazione di una grande infrastruttura come il metanodotto Brindisi-Minerbio comporterebbe una discontinuità ecologica trasversale e, molto verosimilmente, l’interruzione della funzione di grande strada verde faunistica longitudinale dell’Appennino e l’interruzione della sua funzione di serbatoio faunistico per i satelliti di habitat da esso dipendenti (prof. Bernardino Ragni, Dipartimento di Biologia Cellulare e Ambientale, Università degli Studi di Perugia); 2) la comunità faunistica di un’area ad alto livello di naturalità, come l’Appennino umbro-marchigiano, è composta anche da specie molto adattabili. La sottrazione e l’alterazione di habitat di alta qualità sfavorisce selettivamente i sensibili e i vulnerabili, fornendo la possibilità a specie predatrici e a randagi e inselvatichiti di accrescere le loro popolazioni e la loro azione avversa nei confronti delle precedenti. Aggiungendo così danno al danno (prof. Bernardino Ragni); 3) nella zona appenninica citata il metanodotto, qualora fosse portato a termine, verrebbe ad insistere pesantemente su un ambiente contraddistinto dalla presenza di frane attive non censite, di terreni fragili, aree rocciose, pendenze pericolose, corsi d’acqua, flora e fauna selvatiche, nonché di pregevoli siti collegati alla rete europea “Natura 2000” (siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale), la cui tutela rappresenta, per le istituzioni e per la collettività un preciso dovere, disciplinato dalle leggi europee e nazionali, e non già un facoltativo indirizzo di gestione del territorio (on. Massimo Vannucci); 4) non risultano analisi costi/benefici ed il loro effetto sulle bollette dei cittadini; non risultano verificate ipotesi alternative di percorso, quali quelle via mare o lungo le grandi arterie stradali; non risulta accuratamente valutato il rischio di incorrere in infrazioni UE per il passaggio del metanodotto in aree SIC/ZPS (siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale) e per la interruzione dei corridoi ecologici (on. Massimo Vannucci); 5) l’opera porterà ad una sottrazione di habitat naturale valutabile, con approssimazione di ampio difetto, in non meno di 750 ettari. Una sottrazione in molti casi permanente, sia in riferimento alla totale trasformazione e alterazione nella fase di cantiere sia per l’impossibilità di effettuare un ripristino ecosistemico delle condizioni precedenti, a causa della complessità, fragilità ed inerzia del paesaggio dell’area attraversata. Nel migliore dei casi nel corso di lunghi decenni, se non di secoli, si potrà riottenere la rinaturazione del sito (Servizio programmazione forestale faunistico-venatorio ed economia montana Regione Umbria ); 6) la sua asserita valenza di interesse pubblico è contraddetta dal fatto che un’azienda privata, la British Gas, si occuperà della distribuzione del metano, senza alcuna ricaduta, né contropartita per i territori coinvolti (Ivano Togni, presidente WWF di Cesena); 7) la Direttiva europea “Habitat 2000” impone dettagliati studi (VIA) sugli impatti ambientali – incidenze delle opere che si vogliono realizzare in Siti SIC e in Zone ZPF; essi servono a stabilire se vi sono i presupposti per la realizzazione dei progetti o se è necessario individuare soluzioni alternative. I vari progetti vanno inquadrati in un contesto di sistema e non valutati solo in modo puntiforme e al di fuori delle loro interrelazioni. Nella VIA di Snam Rete Gas manca del tutto una visione sistemica (o anche semplicemente ampia) della problematica che viene affrontata (prof. Bernardino Ragni e prof. Gianni Tamino); 8) un’attenta ricognizione dei luoghi interessati dall’opera nel Comune di Gubbio da parte di tecnici qualificati, rilevato che il territorio in questione è ancora integro e privo di qualsiasi infrastruttura che deturpi ambiente e paesaggio, ha permesso di quantificare le percentuali di perdita di valore di fabbricati e terreni come di seguito indicato: a) fabbricati rurali tra mt. 20 fino a mt. 100 perdita di valore tra il 70% e l’80%; b) fabbricati rurali tra mt. 100 fino a mt. 500 perdita di valore tra il 20% e il 70%; c) aree di pertinenza sia seminative che boscate, danno quantificabile tra gli 80/100 euro/ml di gasdotto. Gli indennizzi promessi ai vari proprietari appaiono risibili; 9) la compromissione dell’ambiente e del paesaggio avrebbe conseguenze deleterie anche sul turismo, l’attività economica che invece va salvaguardata e potenziata tramite iniziative pubbliche e private di grande spessore culturale, storico, paesaggistico; 10) stando ai dati relativi ai consumi nazionali degli ultimi anni, in Italia non c’è alcun bisogno di avere più gas; dunque la nostra penisola deve diventare, nei progetti della Snam, un hub, un luogo di transito per la distribuzione del gas nel Nord Europa; ancora una volta siamo di fronte a scelte che, ponendo al primo posto gli interessi dei grandi potentati economici, non prevedono alcuna remora nel fare scempio dell’ambiente, nel rendere ancora più disumana la qualità della vita, nel moltiplicare i rischi per la salute psico-fisica della popolazione, che all’integrità dell’ambiente è fisiologicamente legata; 11) la politica italiana di approvvigionamento energetico, ancora quasi esclusivamente limitata allo sfruttamento del fossile, risponde ad una volontà vecchia e perdente di chiusura rispetto al finanziamento e alla ricerca nel campo delle fonti di energia rinnovabili. Oltre oceano una nuova politica ha negato anche un singolo dollaro al fossile, mentre ha stanziato miliardi per il solare, l’eolico, il fotovoltaico, perché i grandi principi di rispetto dell’ambiente di cui in Italia ci si riempie la bocca, senza nessuna loro traduzione significativa in pratica, sono ormai consapevolmente riconosciuti come l’unica efficace strategia di salvezza del pianeta. Ora la parola e l’azione spettano alla politica istituzionale: Regione, Parlamento e Governo sono chiamati ad analizzare con attenzione tracciato e impatti del progetto, come già l’europarlamentare Umberto Guidoni (il 13.03.09) alla Commissione Europea e l’on. Massimo Vannucci (il 27.11.08) al Ministero dell’Ambiente hanno chiesto formalmente di fare. E ciò anche in considerazione del fatto che le variazioni recentemente proposte da Snam al tracciato del gasdotto dietro richiesta e mobilitazione di Amministrazioni Comunali, comitati e cittadini dimostrano chiaramente che lo studio di incidenza svolto dalla società era assolutamente insufficiente a garantire che le norme comunitarie e nazionali di tutela ambientale fossero puntualmente rispettate. Tale superficialità legittima la richiesta di verificare nuovamente e particolareggiatamente TUTTO il percorso della gigantesca opera, per la quale la Commissione Tecnica di Valutazione VIA-VAS, prima di procedere all’autorizzazione della sua realizzazione, deve disporre di documentazione completa, elaborata in base alle condizioni reali dei territori interessati, per quanto riguarda la loro fragilità idrogeologica, la loro unicità di sorgenti di biodiversità floro-faunistica, la loro specificità di ambienti di altissimo valore socio-economico-turistico. Spetta altresì ai politici opporsi, in nome del loro primario dovere di perseguimento del bene sociale, alle iniziative di alcuni parlamentari che prospettano pesanti impedimenti legislativi alle azioni promosse da cittadini, comitati e associazioni per la difesa dei diritti sanciti dalla Costituzione. La legge 349 del luglio 1986, istitutiva del Ministero dell’ambiente, fra l’altro, all’art. 18, stabiliva che le associazioni ambientaliste riconosciute potessero intervenire nelle denunce di gravi fatti lesivi dell’ambiente e ricorrere anche ai tribunali amministrativi regionali contro i responsabili; negli anni la legge è stata svuotata di molti contenuti, poi, l’8 aprile 2008 un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stabiliva che potevano essere coperti dal segreto di stato gli impianti civili per produzione di energia ed altre infrastrutture “critiche” e che nei luoghi coperti dal segreto di stato le funzioni di controllo ordinariamente svolte dalle aziende sanitarie e dal Corpo dei Vigili del fuoco sarebbero state assegnate ad uffici autonomi, escludendo dunque le popolazioni interessate da qualsiasi informazione e forma di controllo; la legge 28 gennaio 2009 n. 2 all’art. 2 prevede che per le opere pubbliche ritenute prioritarie per lo sviluppo economico del territorio possono essere nominati commissari straordinari con poteri sostitutivi delle amministrazioni interessate; il 10 marzo 2009 un gruppo di 134 deputati ha depositato alla Camera un disegno di legge che toglie anche l’ultimo diritto di protesta, il ricorso ai TAR per far sospendere opere pubbliche e private ritenute dannose per l’ambiente e la salute: se la protesta è ritenuta non motivata l’associazione che l’ha avanzata è punita ai sensi del codice civile con le sanzioni previste per chi agisce con malafede o colpa grave; se è ritenuta motivata le opere vanno avanti lo stesso e l’associazione sarà indennizzata. “Le azioni di cui si vuol celare la “massima”, cioè il motivo che le promuove, sono sottratte al controllo della ragione o opinione pubblica, e perciò sono per definizione sospette: si ha il diritto di supporre che, se quella massima fosse conosciuta, forse l’azione non potrebbe decentemente essere compiuta. Il segreto protegge dagli scandali del potere. In democrazia oportet ut scandala eveniant, cioè che li si possa portare in pubblico affinché “facciano scandalo” e così impegnino la responsabilità dei governanti di fronte all’indignazione dei governati (Gustavo Zagrebelsky, Biennale Democrazia, 23 aprile 2009).»

mercoledì 29 aprile 2009

lunedì 27 aprile 2009

COMUNICATO STAMPA

La militanza dell’assessore Lamberto Bottini a favore di questa “grande opera” sembra essere l’unica cosa rilevante in questa “soluzione tecnica ambientalmente sostenibile” di cui la Regione Umbria ora si vanta. Una discesa in campo che peraltro è avvenuta solo ai tempi supplementari, quando le proteste di Cittadini ed Associazioni hanno portato alla luce i danni che tale opera rischia di provocare, altrimenti tutto sarebbe passato in sordina, anche i guasti ambientali che ora dicono di aver evitato. E’ un autentica questione paradigmatica: il gasdotto non serve all’Umbria e probabilmente non serve neanche all’Italia.


I costi ambientali (e non solo) sono in ogni caso così elevati che in un paese normale una cosa simile non verrebbe neppure presa in considerazione. Questo epilogo sembra essere una costante, con la quale la politica tenta di chiudere invariabilmente le sempre più numerose vertenze a carattere socio ambientale. Vertenze che emergono incontenibilmente dal territorio e dai cittadini, sempre più scontenti di sentirsi gestire da amministratori con una mentalità a senso unico e che, prescindendo dallo scontento dei cittadini e dall’effettiva utilità delle “opere”, si orientano verso l’“aggiustamento” delle questioni, soffocando la voce del territorio. Spesso, purtroppo, ne deriva la sgradevole impressione che quando si tratta di decidere se stare dalla parte dei propri cittadini o da quella delle grandi aziende l’ago della bilancia penda a favore delle seconde. Chiariamo quindi all’Assessore che le cose non stanno così come le descrive. Il tracciato del metanodotto era e rimane devastante. Le modifiche proposte dalla Snam sembrano fornire un argomento per sfilarsi con eleganza dalla questione. Per il resto servono a ben poco e l’impatto di questo mostro sul territorio “rimarrebbe nei secoli” pregiudicando la qualità dell’ambiente e dell’immagine stessa dell’Umbria, come affermano gli stessi servizi della stessa Regione Umbria.


L’Assessore è stata la prima persona e la prima autorità cui si sono rivolti i Cittadini e le Associazioni che si oppongono a questa opera, ma che in questa nuova fase decisionale, come d’abitudine, non sono state convocate. L’Assessore ha sempre detto o lasciato intendere che la questione è solo marginalmente regionale, che la regione dà solo un parere consultivo (!), che competenza è del governo e che in sostanza lui, semplice assessore regionale, c’entrava poco. Ora invece scopriamo un autentico paladino delle politiche energetiche nazionali, che si interessa addirittura di questioni internazionali. Con scarsa informazione però, visto che i consumi di gas sono stabili da anni (dati del proponente), che il gas non durerà molto e dato che i paesi di provenienza di questo nuovo gasdotto sono sempre gli stessi, questi possono chiudere comunque i rubinetti quando vogliono. Il gasdotto Brindisi Minerbio è un’opera che serve, come dichiarato da molti esponenti politici nazionali di maggioranza e opposizione per far diventare l’Italia un “Hub del gas”ovvero un porto per esportare gas. Di questo ne beneficerà la Snam, mentre i cittadini che vivono nei luoghi lungo il tragitto ne subiranno danni senza avere benefici, in quanto l’Italia, per i consumi nazionali, è già fornita da una serie di gasdotti che alimentano la maggior parte del territorio, a parte i più piccoli comuni. Si parla quotidianamente di riduzione dei consumi, di risorse limitate, ma quando sono in gioco gli interessi delle multinazionali, la politica sembra defilarsi.


L’azione dei cittadini contro questo progetto, a nostro avviso sconsiderato e autolesionistico, andrà avanti, con buona pace per l’Assessore Bottini e per chi rema dalla stessa parte. Consigliamo anche ai sindaci dei comuni interessati di non farsi troppe illusioni circa gli effetti reali dell’ “opera” sui rispettivi territori e sulle rispettive reti stradali visto che, soprattutto per il comune di Pietralunga dove saranno maggiori i danni ambientali e paesaggistici, nulla fondamentalmente è stato fatto. Distinti Saluti

venerdì 24 aprile 2009

Comunicato stampa

(ANSA) - PERUGIA, 24 APR - Una serie di prescrizioni

aggiuntive e migliorative al tracciato di progetto proposto per

il metanodotto Foligno-Sestino nei territori di Gubbio e

Pietralunga è stata richiesta alla commissione nazionale di Via

del ministero dell’Ambiente dall’assessore all’ambiente della

Regione Umbria e dai sindaci dei Comuni interessati.

A seguito delle prese di posizione dei Comuni di Gubbio e di

Pietralunga sul tracciato di progetto del metanodotto nei loro

territori e della richiesta di un riesame della situazione, la

Regione Umbria - riferisce un suo comunicato - ha svolto,

unitamente ai due Comuni, ulteriori accertamenti tecnici e

valutazioni ambientali. È così emersa la possibilità di un

tracciato alternativo che consente di non attraversare per

quattro volte il torrente Saonda nel Sic (Sito di interesse

comunitario) denominato Boschi della Piana di Gubbio. Il

tracciato, da sviluppare lungo la statale Pian d’Assino,

attraversa parzialmente il sito e si ricollega al tracciato

originario nella vallata del Saonda. Questo tracciato sarà

interrato in suoli utilizzati a seminativo semplice, che

torneranno poi a questa destinazione dopo i lavori senza

intaccare la naturalità del Saonda ed i boschi. Su questa base

è stata quindi proposta al ministero una precisa prescrizione

per la modifica del tracciato. Per il territorio del Comune di

Pietralunga, visto l’utilizzo che si dovrà fare di strade

comunali e della provinciae Umbertide -Pietralunga per le

attività di cantiere, è stata richiesta un’ulteriore

prescrizione che rafforzi la necessità di idonee sistemazioni e

ripristini ambientali lungo la viabilità vicinale, comunale e

provinciale di cantiere, con particolare riferimento alla 201

Umbertide-Pietralunga.

Per l’assessore Lamberto Bottini «si è trovata una

soluzione tecnica ambientalmente sostenibile e condivisa a

livello locale che essere stata accolta a livello ministeriale.

Si è così ottenuto il risultato di salvaguardare l’ambiente e

il paesaggio e di mantenere nel territorio regionale

un’infrastruttura di carattere strategico per

l’approvvigionamento del gas metano in Umbria. L’infrastruttura

infatti, legando al meglio i rami dei gasdotti provenienti dal

Nord Europa (da Ucraina e Russia) con quelli provenienti dal

Nord Africa (Algeria), consentirà all’Umbria di non risentire

di potenziali crisi di rifornimento di gas in situazioni

critiche come quelle vissute alcuni mesi fa». (ANSA).

giovedì 23 aprile 2009

Rischio sismico metanodotto Brindisi Minerbio

Le scriventi Associazioni segnalano alla popolazione, alle istituzioni, ai tecnici della protezione civile, alle forze politiche, la minacciosa prospettiva della realizzazione del metanodotto Snam Brindisi-Minerbio, che attraversa l’intera dorsale appenninica. Il tracciato, tanto ‘azzardato’ quanto ‘lineare’, percorre la nostra penisola da sud a nord attraverso non poche criticità: zone di grande pregio paesaggistico, aree SIC e ZPS, ma quel che preoccupa maggiormente, territori dalla geologia complessa e delicata.

Il sisma che ha colpito l’Abruzzo ci ha fatto analizzare ulteriori aspetti del rischio legato alla sua realizzazione. In particolare, nel tratto che attraversa Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche si evidenzia, confrontando l’elenco dei Comuni insistenti sul percorso del progetto elaborato dalla Snam con la “Classificazione sismica dei comuni italiani 2006” redatta dalla Protezione Civile, che su trenta località appenniniche interessate al passaggio del gasdotto, quindici corrispondono a zona sismica 1 e quindici a zona sismica 2: sono i gradi più alti di pericolosità e rischio sismico.

Se il metanodotto in Abruzzo fosse già stato in essere -dato che L'Aquila, Pizzoli, Barrete, Paganica… sono esattamente sul tracciato, e Sulmona è individuata come stazione di compressione del gas-, quali ulteriori conseguenze del sisma ci sarebbero state per le popolazioni? Queste città e paesi tante volte nominate in questi giorni dai media sono doppiamente ‘sfortunate’ essendo, oltre che su una faglia attiva, sul percorso del gasdotto.

E si replica in Umbria: Norcia, Foligno, Colfiorito, Sellano, rimandano ad analoghi catastrofici scenari di soli dodici anni fa, anche loro sono sul tracciato previsto dal progetto, che sembra inseguire il sistema di faglie dell’Appennino centrale. Il rischio di pericolosità per le popolazioni insediate appare troppo alto: la posta vale la candela?

Snam si trincera dietro alla cosiddetta 'casistica', affermando che l'attività sismica “non costituisce un problema apprezzabile” perché, ad esempio, durante i recenti terremoti in Friuli ed Irpinia le tubature hanno retto. Stupisce come alle giuste valutazioni e considerazioni fatte in questi giorni dai responsabili delle istituzioni e alle denunce su come fossero stati mal edificati i fabbricati, alla consapevolezza delle possibili infiltrazioni mafiose nella ricostruzione, non faccia poi seguito un’attenta valutazione delle possibili conseguenze per progetti così vasti ed impattanti.

Allo scempio ambientale, già di per sé insostenibile, si aggiunge la pericolosità.

Le nostre Associazioni -portatrici di interessi diffusi- vogliono assoluta chiarezza e trasparenza in merito alle procedure, alle valutazioni e alle scelte fin qui operate e chiedono l'apertura di un tavolo di trattativa per riconsiderare il percorso, insieme ai progettisti, alle amministrazioni interessate, ai periti di parte ed alla Protezione Civile, individuando alternative al progetto originale ed aprendo una trattativa per la sua corretta e condivisa realizzazione, a salvaguardia della sicurezza dei cittadini e del patrimonio naturale.


Mountain Wilderness Italia – Comitato No Tubo – Comitato Norcia per l'Ambiente – Associazione Altura – LIPU Abruzzo – Verdi Ambiente e Società

domenica 22 marzo 2009

martedì 10 marzo 2009

GASDOTTO BRINDISI-MINERBIO
ENERGIA: STRATEGIE, IMPATTI

Sabato 21 marzo 2009 ore 15,00
Centro Servizi S. Spirito, Gubbio


Programma:
Saluti di Orfeo Goracci Sindaco del comune di Gubbio
Presentazione del progetto da parte del comitato NOTUBO

Relatori:
Gianni Tamino docente di biologia Università di Padova
Bernardino Ragni dipartimento di biologia animale ed ecologia - Università di Perugia
Angelo Giuliani Arcicaccia Nazionale
Antonella Pulci WWF Umbria

Interventi:
Sauro Cristofani assessore ambiente provincia Perugia
Gino Traversini presidente comunità Montana Cagli
Massimo Vannucci parlamentare

Sono stati invitati ad intervenire:
SNAM rete gas
Amministrazione regionale
Comuni limitrofi coinvolti nel progetto
Comunità montane
Parlamentari umbri

Siete invitati all'incontro

domenica 8 marzo 2009

TAV nel Mugello 27 condanne

Da Repubblica del 4 marzo 2009